La pittura è una forma artistica di rappresentazione su superficie piana attraverso materie coloranti.
Gli elementi importanti nella pittura
L’insegnamento, e di conseguenza la trattazione della pittura, può limitarsi semplicemente ad indicare le varie tecniche, essendo impossibile dire, se non per sommi capi, come debba essere impostato un dipinto, dovendosi logicamente lasciare tale scelta alla sensibilità artistica dei singoli pittori, comunque evidente come l’artista debba rispondere a requisiti ben distinti, soprattutto all’unità della composizione, ossia ad una coerenza stilistica fra gli elementi (disegno e colore) dei quali ha usufruito per eseguire l’opera; di grande importanza anche il badare ai rapporti tra i colori, alla luce, ai contrasti, alle proporzioni ed ai rapporti tra gli oggetti rappresentati, all’equilibrio della composizione, al contatto, specie nelle opere decorative, con l’architettura nella quale l’opera sarà inserita.
Importante la scelta del soggetto, legata evidentemente alla sensibilità dell’artista al quale, se tale, essa non può mai essere imposta; necessario quindi l’abbozzo, il bozzetto attraverso il quale sarà possibile al pittore conoscere in precedenza quale potrà essere l’equilibrio dell’opera sia nelle proporzioni, sia nei rapporti tonali. Il vero, ossia la copia della realtà, sarà sempre necessario; ciò non toglie tuttavia il diritto all’artista di risolvere nel proprio intimo, dopo averli esattamente assimilati, i motivi reali per poi renderli, magari trasformati o deformati, per meglio esprimere propri particolari concetti stilistici. Solo all’artista particolarmente dotato sarà possibile lavorare di getto, risolvendo direttamente sulla tela tutte quelle difficoltà che man mano gli si opporranno; in genere è necessario preparare con scrupolo tutta la scena che si ha in animo di dipingere, nei suoi minimi particolari. Si passerà quindi al trasporto su piú vasta scala del bozzetto già preparato; diverse al proposito le tecniche, dalla quadrellatura (sia del bozzetto, sia della superficie da dipingere), allo spolvero (utile soprattutto per gli affreschi che devono essere eseguiti rapidamente), o infine, ma poco usata, la proiezione luminosa.
Particolare importanza nell’esecuzione di dipinti ha anche la luminosità dell’ambiente in cui si opera; necessaria soprattutto l’uniformità costante della luce onde evitare sensibili differenze fra le parti che si vengono man mano a dipingere.
La pittura antica
Nella pittura antica interessava soprattutto la rappresentazione e, in un tempo successivo, la decorazione; di qui la ricerca di rendere chiaro il soggetto raffigurato, anche a scapito di qualunque rapporto di proporzioni, e d’altra parte l’impiego di colori brillanti talvolta anche in contrasto, nei loro rapporti, con la realtà.
Per gli Egizi la pittura, legata all’architettura, ha soprattutto valore decorativo; essi dipingevano a tempera; solo attraverso il contatto con i Greci introdussero l’encausto. La loro pittura è nel complesso assai piú narrativa di quella dei Greci piú antichi, i Micenei-Cretesi, assai interessanti per quel concetto astratto che permane nelle loro opere, contrariamente alle piú precise forme della pittura greca. Qui la pittura cessa di essere semplice disegno colorato per assumere vero carattere di pittura, osando per la prima volta affrontare i problemi pittoricamente più interessanti, quelli del colore e della luce. Tentativi di prospettiva si intravvedono con Polignoto; Apelle impiega già i valori del chiaroscuro ed usa una vernice, l’atramentum, che sembra abbia permesso di ottenere particolari velature. Piú tardi — sempre da testimonianze, s’intende, ché esempi dell’epoca non ne sono giunti sino a noi — appare studiato e risolto in parte il problema della disposizione del soggetto nello spazio, mentre l’artista, seguendo il concetto di Aristotele che distingue tra l’essere ed il sembrare, dà vita ad una propria visione delle cose, specie in età ellenistica, con una tecnica che può quindi essere considerata impressionista.
In quest’epoca, alle tecniche in uso, tempera ed encausto, si aggiunge anche la tempera su tele già preparate, come appare nei primi dipinti da cavalletto noti, le pitture delle mummie trovate al Fayyum. Tale tecnica, assai in uso in età romana, fu conservata poi anche nell’arte bizantina. Dalle pitture pompeiane inoltre possiamo meglio farci un’idea dell’encausto, opera continua di velatura che riusciva a dare al dipinto quasi un valore di smalto.
La pittura dal Medioevo ad oggi
Nel Medioevo tecnica pittorica fu l’affresco, in genere rifinito a tempera; forme tipiche, tra le altre, quelle dei giotteschi che disegnavano col rossaccio sull’intonaco grossolano sul quale veniva poi steso un intonaco piú fine e leggero, su cui, a zone successive, l’opera era rifatta e portata a termine. Su tavola, avanti l’introduzione della pittura ad olio, si usava la tempera mescolata a tuorlo d’uovo e lattice di fico; piú semplice la pittura su tela in quanto questa poteva essere mantenuta umida sul tergo; tavole e tele erano preparate con gesso e colla.
La tavolozza fu usata solo a partire tal ‘400; fino ad allora si usò stemperare i colori su una piccola tavola. Già nel ‘300, eseguito il lavoro, si usava verniciarlo, in genere con saniracca ed olio di lino stesi con una spugna; più tardi la vernice fu colorata ed allungata con la trementina. Le già note qualità essiccanti di questa vernice a base di lino sono in un certo senso la causa che provocò poi, soprattutto in seguito agli splendidi risultati ottenuti dal van Eyck, la predilezione per la pittura ad olio, il cui uso pare sia stato generalizzato in :talia da Antonello da Messina. Difficoltosi i primi tentativi, soprattutto per la scarsa quantità di olio impiegato si da dare ai dipinti maggiore preziosità da smalto, ma rendendo d’altra parte necessario un continuo ed estenuante lavoro di velatura. Si preferì poi, per rapidità di lavoro, abbondare in olio, anche per la preferenza data ai quadri di grandi dimensioni, resi possibili dal sempre piú diffuso uso della tela; questa prima era di rensa sottilissima, poi di bisso.
Tecniche particolari, introlotte dai maggiori artisti, furono quella degli impasti a corpo del Tiziano: abbozzo pastoso, velato dopo essere stato lasciato seccare), quella degli mpasti leggeri su di un abbozzo semplicemente velato (Raffaello e Leonardo), quella di ottenere effetti di trasparenza non piú attraverso le luci, na al contrario, attraverso le ombre (Rubens). Nel ‘600 la pittura, sia per l’abuso di olio, sia per l’uso del bitume, si annerisce sempre più; l’olio: ad esempio, nella suola di Fontainebleau viene talvolta completamente costituito dalla trementina.
L’amore per i toni chiari porta nel ‘700, alla predilezione per il pastello; talvolta persino personali, le tecniche dell’800, finché si ebbe la rivoluzione impressionista che si sviluppò poi in numerose tecniche volte alla ricerca della luminosità assoluta. Ad esso reagisce, con una costruzione più solida, il plasticismo di Cézanne che spezzetta il tronco pressoché omogeneo dell’impressionismo in un’infinità di movimenti, pittorici, na anche essenzialmente tecnici. Unica preoccupazione data da queste ecniche è talvolta la loro scarsa durata, l’impiego di procedimenti sperimentali che non garantiscono a sufficienza il perdurare dei toni che l’artista aveva in un primo momento accostati.
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