Studi condotti su giovani in Australia e Olanda documentano, in chi ha usato cannabis, una maggiore incidenza di psicosi, crisi depressive e di ansietà anche dopo 10-15 anni dal consumo dell’erba. A questi effetti si aggiungono poi i danni a lungo termine provocati dal fumo, analoghi a quelli della sigaretta. Inoltre, è documentato che la cannabis apre poi le porte al consumo di altre droghe.
Intelligenza in fumo
Un altro danno che gli esperti registrano sui giovani abituali consumatori di cannabis è la cosiddetta “sindrome amotivazionale” da THC con forti cali, per esempio, del rendimento scolastico. Alcuni studi hanno evidenziato che gli adulti con una lunga dipendenza da cannabis, iniziata da adolescenti, perdono diversi punti nei test per la misura del quoziente intellettivo (QI). Nel fenomeno è coinvolta soprattutto la produzione di dopamina. Il THC stimola la produzione di una grande quantità di dopamina e di acido glutammico, sostanze che nel cervello hanno una funzione eccitatoria, a cui segue però una loro riduzione e la morte dei neuroni dopaminergici. Il risultato è l’apatia. Il consumo abituale di THC tende a fare diminuire l’interesse per il mondo esterno, la curiosità, l’attenzione, le capacità di apprendimento, favorendo nei giovani il senso di distacco in un periodo della vita in cui, al contrario, dovrebbe essere molto intenso il rapporto con gli altri, la capacità di interagire con le persone e di instaurare amicizie.
Sotto controllo, si usa come farmaco
Il consumo mondiale di cannabis per uso medico nel 2013 è stato di 51 tonnellate. Secondo i dati pubblicati dall’International Narcotics Control Board, agenzia delle Nazioni Unite, i Paesi produttori di cannabis per uso terapeutico sono Canada, Regno Unito, Olanda, Danimarca e Israele. Nel nostro paese è in corso un progetto pilota di produzione nello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, in base a un accordo siglato tra il Ministero della Difesa e il Ministero della Salute. È somministrata, per esempio, per curare spasticità e dolore nella sclerosi multipla o nelle lesioni del midollo spinale, come analgesico nel dolore cronico quando altri farmaci siano inefficaci, contro la nausea e il vomito da chemioterapia e terapie per Hiv. Spesso si giustifica l’impiego della cannabis “ricreativa” con il fatto che, siccome può essere usata anche come terapia, non faccia male all’organismo. Ma è un grave errore, Sarebbe come giustificare l’uso “ricreativo” della morfina. Tra l’altro, gli studi scientifici sugli effetti terapeutici di alcuni preparati contenenti principi attivi della cannabis per ora non sono solidi, anche perché condotti confrontando i preparati con placebo e non con farmaci già esistenti sul mercato e di provata efficacia.
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