Jasper Maskelyne: Verità o fantasia?
Ci sono due scuole di pensiero: la prima, raccontata dettagliatamente nel libro The war magician scritto da David Fisher nel 1983 (edito in italiano da Longanesi), che descrive Jasper Maskelyne in veste di arruolato nei servizi segreti e nel Genio militare britannici come ideatore di tecniche di mimetizzazione e mascheramento su larga scala, che permettono agli Alleati di far fallire molte azioni belliche tedesche nel Nordafiica. Questa tesi è confermata dal saggista Rick Stroud in 17w Phantom A nny of Alamein (2012), che descrive Maskelyne come una pedina fondamentale di Churchill.
A questo si aggiungono gli studi del saggista e storico Richard Newbuly, che sottolinea l’importanza del ruolo di Maskelyne non solo in Nordafrica, ma anche nello sbarco degli alleati in Normandia (con movimenti di finti camion e carri armati gonfiabili, nel giugno 1944 avrebbe indotto i generali di Hitler a credere che lo sbarco in Normandia sarebbe avvenuto a Calais, depistandoli). Dall’altro lato, secondo studi recenti condotti dallo storico Richard Stokes, le operazioni della Magic Gang in Nordafrica sarebbero un’invenzione o quantomeno il contributo cii Maskelyne sarebbe stato marginale. Secondo Stokes, le fonti principali del mago di guerra sarebbero proprio i libri autobiografici di Maskelyne. In realtà, gli studi che sottolineano l’importanza del ruolo cii Maskelyne si baserebbero anche su rapporti di guerra del 1942, coperti dal segreto di stato fino al 2021.
L’importanza delle luci
Ecco cosa avrebbe fatto Maskelyne. Per ingannare il nemico e fargli credere che l’attacco inglese sarebbe giunto da sud anziché da nord, avrebbe mimetizzato migliaia di carri armati trasformandoli in camion, costruito una linea ferroviaria fittizia, fatto “apparire” il porto di Alessandria a tre miglia di distanza dalla sua posizione reale e persino mascherato il canale di Suez, evitando il bombardamento. Ma come? Per quanto riguarda il porto ad Alessandria, pare abbia riprodotto il porto originale con paglia, fango, cartone e illuminazione, facendo però spegnere tutte le luci nella città reale e usandone altre per disorientare.
Così i bombardieri tedeschi sbagliano il bersaglio per 9 notti consecutive. Per rendere invisibile il canale di Suez, invece, sembra accenda simultaneamente potenti riflettori, proiet tancloli verso gli aerei e abbagliando i piloti. Il gioco illusionistico più spettacolare sarebbe stato però quello di creare un esercito fittizio, con due finte divisioni corazzate, manichini per soldati e cannoni e cani armati in cartapesta. Sempre di cartapesta sono i detriti sparsi per EI Alamein per simularne la distruzione.
Maskelyne morì solo e senza onorificenze. Perché, come dice Stokes, non le avrebbe meritate, avendo avuto un ruolo marginale nella guerra, o, come afferma Stroud, perché i suoi meriti militari sono stati camuffati.
Come si spiegherebbero i trucchi di Maskelyne?
Rispondono Simone Marino e Alessandro Lanzini, illusionisti professionisti di Novara: «Per “spostare” il porto di Alessandria d’Egitto, Maskelyne avrebbe fatto ricorso a un sapiente uso della rifrazione della luce. È un trucco semplice, che si basa su una comune illusione teatrale (per la realizzazione della quale sono sufficienti un vetro e una fonte di luce). Sfruttando la riflessione del vetro, posto davanti allo spettatore e alla scena, si riescono infatti a sovrapporre due immagini, delle quali una, quella sul vetro, appare evanescente. Analogamente, gli specchi vengono usati per nascondere e simulare il vuoto in alcune parti della scena. Ancora oggi questo principio è messo in pratica nelle “case dei fantasmi” di Disneyland e nei videogames predigitali delle sale giochi. Anche per la “sparizione” del Canale di Suez, Maskelyne avrebbe fatto ricorso a giochi di luci, proiettate da potenti riflettori. In questo caso il fascio luminoso sarebbe stato utilizzato per la proiezione e non per la riflessione, come invece sembra che accadde per il porto di Alessandria. Ciò che Maskelyne avrebbe fatto e che ancora oggi si fa sul palcoscenico, in scala minore, è “raddoppiare la realtà” nell’impatto percettivo».
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