Marco Tullio Cicerone, il grande oratore e filosofo romano, tiene un discorso al Senato nel 63 d.C. e un osservatore rileva: «I suoi gesti, la sua intonazione… com’erano potenti. E che fantastica oratoria!». A fare questi commenti, però, non è un contemporaneo di Cicerone, bensì Padre Pellegrino Ernetti, un monaco benedettino nato nel 1925 e scomparso nel 1994. A rigore di logica, simili apprezzamenti sul portamento e sullo stile di un oratore sarebbero possibili solo osservando costui in azione: ed è esattamente quanto sostiene di avere fatto padre Ernetti. Non solo, il monaco avrebbe anche assistito a un discorso di Napoleone, a una tragedia latina del I 69 d.C., e, addirittura, alla passione di Cristo sulla croce.
Un visionario mistico? Niente affatto, padre Ernetti era un celebrato storico della musica arcaica al Conservatorio di Stato Benedetto Marcello di Venezia, un filosofo, un laureato in fisica quantistica e un appassionato di elettronica. Fu proprio grazie a queste sue passioni che si trovò a indagare l’universo dei suoni. Come Edison mezzo secolo prima, ma con tutte le acquisizioni della fisica contemporanea, riteneva che l’universo fosse energia e che ogni evento lasciasse sempre una traccia elettromagnetica dietro di sé. Sulla base di
queste premesse, avrebbe costruito una macchina, detta Cronovisore, capace di registrare e restituire suoni e immagini anche del passato più remoto. Ad aiutarlo sarebbero stati alcuni grandi scienziati che, però, preferivano restare anonimi. Gli unici di cui lasciò trapelare il nome erano Enrico Fermi e Werner von Braun, l’inventore della V2, che però erano già morti e non potevano confermare.
Come era nata l’invenzione? Ernetti si mostrava reticente a parlare e a fornire dettagli, diceva che la scoperta era avvenuta per caso. Sembra che, all’epoca in cui lavorava con padre Agostino Gemelli, il fondatore dell’Università Cattolica di Milano, ebbe qualche esperienza di psicofonia. Questa pratica, di moda presso certi gruppi di spiritisti, sembra offrire la possibilità di registrare su nastro le voci degli spiriti dell’aldilà. Ernetti si convinse di avere captato la voce del padre di Gemelli e immaginò che allo stesso modo si potessero captare le immagini di eventi del passato.ln realtà, tutte le verifiche fatte sulla psicofonia dimostrano che le voci registrate sono di solito interferenze radio di vario tipo captate dal registratore. Spesso, si tratta solo di rumori indistinti, ma la forte motivazione di chi pratica la psicofonia, e il desiderio di credere che chi non c’è più ci possa ancora parlare, è sufficiente a farvi riconoscere tracce di una comunicazione intenzionale.
Ernetti, che non mostrò mai il Cronovisore a nessuno, sosteneva di avere una prova della realtà della sua invenzione: una fotografia, ottenuta con il Cronovisore, che ritraeva il volto di Cristo in agonia sulla croce. «Vidi tutto» raccontò Ernetti. «L’agonia nel giardino, il tradimento di Giuda, il processo… il calvario». La foto fu pubblicata sulla Domenica del Corriere nel 1972, ma pochi mesi dopo l’enigma fu svelato. Un lettore scoprì che la fotografia di quel volto era in vendita per 100 lire al Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, vicino a Perugia, e mostrava un primo piano di una scultura in legno del Cristo in croce. Interpellato, Ernetti disse che ormai il Cronovisore era stato smontato e i suoi pezzi dispersi per evitare che una simile macchina cadesse in mano a potenze malintenzionate.
Dunque, non poteva fornire altre prove. Dopo la morte del monaco, comunque, giunse una rivelazione inaspettata. Un nipote di Ernetti avrebbe infatti raccolto le sue ultime volontà sul suo letto di morte: il Cronovisore non esisteva, ammise Ernetti, ma era un sogno che sperava di riuscire un giorno a trasformare in realtà. Padre Ernetti fu dunque vittima di una fede mal riposta, convinto forse che una “pia frode” avrebbe aiutato la diffusione del cristianesimo? Oppure si trovò prigioniero per tutta la vita di una menzogna iniziata per gioco? Non lo sapremo mai. Almeno finché qualcuno non ritroverà il Cronovisore che, secondo alcuni, non sarebbe stato affatto distrutto ma si nasconderebbe negli archivi segreti del Vaticano.
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