Quando si iniziano corsi per l’apprendimento di una lingua – siano essi a scuola/università o attraverso enti privati che propongono una formazione veloce a livelli grammaticali e soprattutto di parlato/ascolto, come www.ilcchieri.com – è importante saperne la storia e l’origine, per capirla in pieno e farla diventare una parte di noi. Ecco perché vogliamo parlarvi delle lingue neolatine, quali sono e che caratteristiche hanno.
L’eredità dei Romani
Non serve aver fatto il Liceo Classico per sapere che l’italiano è una diretta evoluzione del latino: italiano e latino, infatti, sono due lingue imparentate ed è una cosa che possiamo confermare dai vari documenti latini, che permettono di fare paragoni, confronti, ipotesi senza nessuna lacuna.
Ciò che è oggetto di discussione di chi studia e lavora nella linguistica è: l’italiano è l’evoluzione di quale latino? Sicuramente non di quello letterario, quello scritto – quello che viene insegnato a scuola, la lingua di Cicerone – ma di quello popolare, e parlato, ovvero quello vivo.
Ogni lingua ha due codici: quello scritto, quindi codificato e rigido poco sensibile ai cambiamenti; e quello parlato, che è continuamente soggetto agli influssi di altre lingue, ai modi di dire e ai cambiamenti del tempo.
Per questo, semplificando, possiamo dire che nel corso dei secoli la lingua parlata è cambiata così tanto da quella scritta, al punto di aver avuto la necessità di codificarne una più moderna, l’italiano che è molto diverso dal suo antenato.
Parlando di popolare, comunque, non vuol dire che sia la lingua del popolo – concetto piuttosto dibattuto – ma un tipo di latino di cui parla il filologo Alberto Varvaro. Egli scrive che il latino tardo è una lingua che conserva la codifica classica ma che conosce anche tante variazioni dalla norma, che non sempre sono sistematiche.
L’appartenenza ad una sola comunità civile e culturale controlla i vari scostamenti dalla regola: quando l’unità crolla, come nel caso dell’Impero Romano, ogni regione prende le sue direzioni (pensiamo all’italiano ei suoi dialetti: prima dell’Unità d’Italia nei vari staterelli lingua ufficiale era proprio questo o quel dialetto, e se oggi la Nazione si dividesse nel corso dei secoli potrebbero venire a svilupparsi nuove lingue da quei dialetti).
Un passaggio lento
Il passaggio che ha portato alla “nascita” delle moderne lingue neolatine o romanze non è stato certamente veloce, ma anzi è avvenuto in maniera graduale e diversificato soprattutto a livello diatopico – ovvero in base al luogo – e non parliamo solamente delle “lingue ufficiali” come l’italiano o il francese, ma anche i vari dialetti, che sono come le lingue principali una diretta evoluzione del latino.
Tuttavia, la fase più significativa va individuata tra il 500 e l’800 d.C., purtroppo un periodo di cui non abbiamo tante testimonianze scritte in quanto siamo nel pieno delle invasioni barbariche post-Impero d’Occidente, una delle cause che portarono nell’Europa dell’Ovest alla quasi scomparsa della scrittura.
Questo fa sì che le ipotesi sullo sviluppo degli idiomi neolatini siano tanti e molto discussi, e che non vi siano certezze. Quel che è certo, lo ripetiamo, è che la fine del dominio di Roma ha comportato il venir meno di un senso comune di appartenenza socio-culturale, facendo sì che ogni ex provincia (Iberia-Gallia/Francia-Italia) prendesse la sua direzione.
A livello geografico, le Nazioni e i territori in cui tali lingue vengono parlate compongono la Romània (non la Romanìa!), una regione che nel corso del tempo ha cambiato assetto. Nei secoli, infatti, alcuni territori hanno perso la parlata romanza, mentre altri le hanno acquisite, come gli USA in cui c’è una forte presenza ispanofona, o città come New York, che presentava Little Italy dove veniva parlato l’italiano.
Questo implica che le lingue neolatine non sono un’esclusiva europea – anche se è chiaramente lì che vengono usate per la maggiore – ma si sono diffuse anche nel resto del mondo.
Per rispondere alla domanda che vi starete facendo, le attuali lingue neolatine sono italiano, romeno, sardo, francese, spagnolo e portoghese.
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