Ti scoppia il mondo intorno, Occidente ed Europa ne perdono completamente il controllo, dalla Siria partono in quattro milioni, la Libia è un hub della disperazione moltiplicato dalle guerre tribali e il tracciato di fuga è il canale di Sicilia, non parliamo poi della Somalia e del Corno d’Africa, i Balcani e la Grecia diventano passaggi di senza scarpe e camere a gas dove si ammassano stipati nei camion i morti ammazzati della paura, intanto dopo le persecuzioni anticristiane perdiamo pezzo a pezzo Palmira, una specie di Foro romano sulla via della seta, e si convoca un vertice dei ministri dell’Interno e della Giustizia dell’Unione, ci si dilunga su quote, misure parziali, spesso inefficaci, quasi mai commisurate al carattere profondo, radicale della crisi africana, mediterranea, europea. Un esodo di questa portata; che pone alla sola Germania il problema di 80 mila nuovi arrivi nell’anno in corso e travolge il resto d’Europa dividendola tra il partito delle buone intenzioni umanitarie, con le sue ipocrisie, e quello della paura, con le sue velleità e i suoi banali cinismi, non viene dalla partenogenesi, non si produce da solo.
Come risolvere l’emergenza profughi?
È più facile dire che fare, d’accordo, ma non ci vuole un colossale cervello strategico per capire che all’origine della recrudescenza e dell’avvitamento ci sono essenzialmente errori dell’Occidente: tra questi una guerra mancata, quella in Siria e poi contro lo Stato Islamico con truppe sul terreno e iniziativa dell’aviazione massiccia in sostegno dell’eroismo solitario dei curdi, e una guerra folle, quella che dopo sette mesi di bombardamenti e il linciaggio di Muammar Gheddafi ha impantanato la Libia nel macello attuale, con l’Onu che fissa continui deadline per una soluzione fondata, figuriamoci, sulla capacità di autodeterminazione e di pacificazione nazionale del valoroso popolo libico;
A chi erige muri valicabilissimi e a chi vuole spianata la strada all’invasione dei disperati del mondo, con un fondo di ipocrisia insopportabile negli uni e negli altri, si dovrebbe rispondere con il più classico metodo della politica: invece di stare in difesa, difesa impossibile soprattutto se di piccolo cabotaggio normati bisogna passare all’attacco, occorre bloccare la guerra siriana, abbattere il Califfato, mettere la Libia sotto un protettorato provivisorio, e per fare tutto questo si ha bisogno di volontà politi risorse, identità occidentale, iniziativa diplomatica e milita insieme. Il che è molto diverso da un vertice azzeccagarbu sul diritto d’asilo, da una lite su Schengen o sugli Erasmus l’immigrazione europea a Londra, dalla missione del buon Bernardino Leon nella Cirenaica. L’esodo nato dall’anarchia e dalla decisione di non fare opposizione agli anarchi del Medio Oriente può essere fermato solo da misure di questa portata, se si sia ancora in tempo. Ci stava sfuggendo di mano anche l’Egitto, 90 milioni di persone in un Paese cruciale in cui la primavera araba cosiddetta si era tinta del nero dei Fratelli musulmani, ora si dovrebbe stringere un patto di stabilizzazione con Abdel Fattah Al Sis, che ci ha salvati con metodi duri dal fondo dei peggiori incubi, invece di fare il solletico agli Ayatollah iraniani e ristabilire un ponte commerciale con lo stato rivoluzionario e terrorista messo in piedi da Ruhollah Khomeini. Speriamo che il giacimento di gas trovato dall’Eni al largo di Alessandria, una bomba energetica che può portare secondo Maurizio Molinari a un polo mediterraneo dell’energia, sia il viatico di una ripresa della politica in Medio Oriente.
Cercasi Lady Paese disperatamente
A fine agosto il New York Times ha inserito Federica Mogherini in una «short list» di sei candidate per la poltrona di BanKi-Moon all’Onu nel 2016. Ma mentre le autorità europee (e mondiali) sono alla ricerca di una strategia comune per affrontare gli arrivi dei profughi da Africa e Medio Oriente, dell’alto commissario europeo per gli affari esteri e la politica della sicurezza non si hanno notizie. Tracce della sua esistenza diplomatica sono confermate da una dichiarazione di lunedì 31 agosto per commentare gli scontri di Kiev. «Gli eventi di oggi sono preoccupanti. Il processo di pace non dovrebbe essere compromesso dalla violenza» Mogherini dixit. Come darle torto? Ma potrebbe non bastare per una donna invisibile al Palazzo di vetro.
È chiaro che l’Europa si sente militarmente impotente, salvo che per guerricciole farsesche o elettorali come quella di Nicholas Sarkozy e David Cameron a TYipoli, e che gli Stati Uniti sono sotto la remora retorica opprimente del lascito di Barack Obama Nobel per la pace, ma la sferza dell’esodo e delle sue conseguenze, mai così chiare come nell’estate del 2015, dovrebbe indurre a un pensiero strategico e a decisioni di riscatto dell’ignavia che ci ha portato a questo punto. Invece si continua a discutere di cavilli e norme sulle forme del diritto d’asilo e di valori come la protezione dell’identità o il confronto con l’altro nella politica di accoglienza: ma che c’entrano i valori quando ci si deve rapportare ai fatti, e a fatti che parlano da soli?
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