Amputazione agli arti
Quale sia la natura dell’amputazione la rieducazione richiede preventiva fornitura di un apparecchio sostitutivo, sussidio indispensabile per tentare il reinserimento del mutilato nel contesto familiare e socioprofessionale, nel tempo piú breve e piú completamente possibile. Si consiglia di intervenire già al risveglio dalla narcosi operatoria con movimenti prudenti sull’articolazione del moncone. È bene che l’amputato lasci al piú presto il letto. Se la mutilazione ha interessato un arto inferiore già a 15-10 giorni dall’intervento demolitore il paziente è invitato a lasciare il letto ed a tentare prudenti esercizi di deambulazione con appoggio.
Raggiunta completa cicatrizzazione della ferita chirurgica applicare una protesi provvisoria (pilone rigido di sostegno), per passare poi alla distanza di due-tre mesi ad una protesi di addestramento ed infine a protesi definitiva. Esercizi controllati in questo lungo periodo assicureranno buon trofismo all’arto non interessato dal trauma ed educheranno il paziente alla deambulazione piú corretta. Le amputazioni agli arti superiori permettono di lasciare ben presto il letto, richiedono però un trattamento rieducativo molto piú lungo e minuzioso. Oltre tutto qui le possibilità di ripristino funzionale sono limitate, anche se negli ultimi anni con l’applicazione di protesi mioelettriche si sono ottenuti risultati piú che soddisfacenti (possibilità di movimenti di flessione e di opposizione delle dita protesiche).
Gravi ustioni
Il ruolo del fisiocinesiterapista è fondamentale nel trattamento curativo e rieducativo degli ustionati gravi. Già durante la fase di rianimazione il fisioterapista interviene per prevenire atteggiamenti viziati col suggerimento di posizioni di riposo corrette e confortevoli. Analogamente d’importanza vitale il suo ruolo nel prevenire la formazione di escare da decubito. Durante la lunga fase degli innesti cutanei riparatori il fisioterapista manterrà attivo il terreno connettivo muscolare con contrazioni statiche, massaggi a distanza, movimenti nel corso dell’immersione nel bagno. Come il paziente sarà in condizioni di compiere cinesiterapia attiva si eseguiranno al letto esercizi idonei a prepararlo all’atto di alzarsi. Nella fase dei postumi precoci reversibili il trattamento fisioterapico sarà volto al ricondizionamento generale ed alla rieducazione funzionale; mentre nella fase dei postumi reali irreversibili sarà riabilitatore.
Cifosi e lordosi
Sono deviazioni della colonna vertebrale in senso anteroposteriore, precisamente a convessità posteriore nella cifosi e a convessità anteriore nella lordosi. Il trattamento fisioterapico correttivo si svolge in diversi tempi. In un primo tempo il soggetto dovrà prendere coscienza della sua malformazione, per poterla correggere nel modo migliore (esercizi di flessione e di posizione eseguiti dinanzi ad uno specchio, in maniera da risultare i piú corretti possibile). In un secondo tempo si passa ad esercizi di flessione collettiva. Nel terzo tempo, detto del consolidamento e della riabilitazione, si suggeriranno esercizi ginnici e pratica di sport non violenti, volti ad un tempo, sia a tonificare la muscolatura dorsolombare, creando le condizioni per evitare la ricomparsa della deviazione, sia ad aumentare le energie del soggetto. Il ritmo delle sedute sarà di tre per settimana nel primo tempo, di due per il secondo tempo, di una per il terzo. Gli esercizi si eseguono di preferenza in palestra per ginnastica medica sotto il controllo di personale qualificato. Analoghi risultati sono raggiungibili eseguendo gli esercizi consigliati a domicilio e senza controllo, a condizione, peraltro, che questi siano effettuati quotidianamente e seriamente.
Rachialgie
In caso di dolori vertebrali localizzati al tratto cervicale o dorsale o lombare (rachialgie) e qualora questi siano sostenuti da una scoliosi, da antica frattura, da cifosi o da spondilolistesi, si deve praticare ginnastica correttiva basata segnatamente su esercizi di autoinnalzamento, volti a correggere il grado delle curvature anormali. Il risultato è favorito dal ricorso di un semplice artifizio ortopedico, consistente nel riequilibrare il bacino con l’aiu-to di alzatacchi. È, inoltre, molto importante rafforzare la muscolatura addominale ed i muscoli estensori della colonna, associando massoterapia, esercizi ginnici, pratica di sport. In caso di rachialgia da ernia del disco il trattamento fisiocinesiterapico è diverso in rapporto alla fase della malattia. In fase acuta, clinicamente dominata dal dolore e dalla contrattura muscolare, è controindicata la ginnastica, men-tre al contrario buoni risultati si ottengono con manipolazioni e trazioni vertebrali. Nel periodo intervallare fra due crisi il paziente beneficerà in modo particolare di esercizi volti a rafforzare i muscoli paravertebrali e addominali. Il paziente appena operato di laminectomia per asportazione di ernia distale beneficia di esercizi addominali praticati a letto. In seguito il soggetto si sforzerà di girarsi nel letto, di mettersi seduto, di piegare le gambe, quindi cautamente di raddrizzarsi, aiutandosi inizialmente con un appoggio. Infine, per sviluppare motilità adeguata alle membra inferiori e potere di nuovo muoversi speditamente, il paziente si eserciterà nella posizione di accovacciamento e nella stazione eretta sulla punta dei piedi.
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