Un film sulla libertà, sulla religione e soprattutto sui legami: così Marco Bellocchio definisce la sua nuova opera. E parla di Papa Francesco.
Ogni anno Marco Bellocchio torna a Bobbio, il paese dell’Emilia Romagna in provincia di Piacenza dove è nato e dove tiene il laboratorio di cinema giovanile ‘Fare Cinema’. Ma Bobbio è anche il luogo dove il regista ha girato il suo primo film nel 1965 (I Pugni in tasca) e dove ha deciso di ambientare la sua ultima opera, ‘Sangue del mio sangue’.
E proprio con questo lavoro Bellocchio ha partecipato in questi giorni al celebre Festival al Lido di Venezia, dove era in concorso per il Leone d’Oro. Accolto da applausi ma anche da qualche segno di insoddisfazione, il film ha un cast di tutto rispetto, che vede Roberto Herlitzka accompagnato da Pier Giorgio Bellocchio, da Lydiya Liberman, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Fausto Russo Alesi e Filippo Timi.
La trama vede un doppio piano temporale, uno antico, in cui si narrano le vicende di una suora accusata di stregoneria e condannata ad essere murata viva nel convento di Bobbio. La suora, era stata incolpata di essere posseduta dal maligno dopo che aveva sedotto un prete ed un giovane soldato, tra loro fratelli gemelli. Successivamente la trama si sposta al presente, senza collegamenti apparenti, ma con estrema naturalezza, ossia con quella naturalezza tipica del regista che parla di questo passaggio temporale come di una ‘rottura degli argini’.
Come lo stesso regista ha confessato, infatti, la scelta del salto temporale è volutamente imperfetta nella struttura drammaturgica, e non perfettamente corrispondente come avviene nella maggior parte dei film, soprattutto in quelli americani: “Questa libertà è lo spirito di questo film e le connessioni tra passato e presente le lascio fare ai miei spettatori” ha affermato Bellocchio.
Ma torniamo alla trama che, dopo la prima parte, torna al presente per parlare della vendita dell’ex convento, proprio quello in cui fu murata viva la suora: i protagonisti di questa parte del film sono un ispettore della Regione, un magnate russo, intenzionato all’acquisto dell’ex convento e un conte misterioso, che si aggira per le strade del paese solo ed esclusivamente di notte, creando intorno a sé una sorta di aurea da vampiro.
Tra le tematiche che maggiormente impregnano il film c’è sicuramente quella religiosa, e va detto che la religione è un tema molto caro al regista che, pur non essendo cattolico, si interessa molto ai sentimenti che scaturiscono dalla fede, pur dichiarandosi in completo disaccordo con il potere della Chiesa. E tuttavia, come ammette egli stesso, oggi “abbiamo un Papa più a sinistra della sinistra”.
‘Sangue del mio sangue’ è un film sul congiungimento della famiglia (nel film stesso, Bellocchio fa recitare i suoi figli e parenti, appunto sangue del proprio sangue). Le critiche ricevute al Festival di Venezia hanno evidenziato che questo film è di quelli che o si ama da subito o si odia.
Distribuito dalla 01 Distribution, Sangue del mio sangue è un film realista e concreto, ma non sempre lineare. Di quelli che, come si diceva prima, possono piacere oltre la logica. O non piacere.
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