La separazione, il divorzio e in generale la rottura di una relazione può risultare estremamente stressante e difficile da gestire. Si prova dolore, delusione, frustrazione e non sono poche le persone che vanno nel panico, perché perdono un pilastro importante della loro esistenza. Non tanto in termini di mancanza della persona, che spesso si sente, a meno di una rottura inevitabile per mancanza di sentimenti, quanto perché si perde un riferimento. Qualunque sia il motivo della rottura, ci possono essere delle emozioni in gioco difficili da far combaciare con il proprio lavoro e col fatto, assai proverbiale, ma difficile da mettere in campo, che la vita deve pur andare avanti.
Perché le rotture sono così difficili?
Leggendo un sito specializzato nel settore, come quello dottoressa Serena Fugazzi, psicologa a Pescara, si possono trarre i motivi per cui spesso le persone devono far riferimento agli amici per sfogarsi e superare il momento. Innanzitutto c’è la perdita di un amore che spesso è durato tanto a lungo da rappresentare un capitolo importante della vita. Nel periodo in cui si è stati insieme si sono messe in comune tante cose: il futuro innanzitutto, ma anche scelte professionali, aspirazioni, il desiderio un giorno di mettere su famiglia. E nel caso di divorzi all’interno di famiglie consolidate ci sono i figli, la necessità di crescerli magari facendo sacrifici che spesso vengono visti come unilaterali. Quando una relazione finisce ci si sente spossati mentalmente, soprattutto nel periodo che intercorre tra la presa di coscienza la decisione finale. Lì si prova rabbia e rammarico per ciò che non ha funzionato e spesso si prova rimpianto per il tempo perduto.
Cosa bisogna fare per gestire la meglio la rottura?
Se si viene lasciati o se comunque la lacerazione è molto profonda, perché si ha l’impressione di non aver fatto abbastanza o di aver fatto troppo e non essere corrisposti nello sforzo, bisogna lasciar lavorare il tempo. È normale sentirsi delusi, frustrati, tristi, esausti e anche confusi circa la propria persona, i propri valori o le proprie qualità. Ci si sente strizzati come un vecchio straccio di pelle, svuotati. Ma il tempo aiuta a ridefinire in prospettiva le cose. Primo perché noi viviamo proiettati nel futuro. Ogni secondo che passa è un periodo che tendiamo a metterci alle spalle, anche mentalmente. Uno dei vantaggi dell’invecchiamento, lo scrivo in maniera ironica, è che si perdono colpi o meglio: tendiamo a dimenticare tutto, anche le cose che al momento ci sembrano indimenticabili.
È necessario concedersi una pausa, fare in modo che ci sia uno stacco emotivo tra la vita precedente e quella attuale. La fase di transizione dev’essere accompagnata sia da motivi di riflessione, sia dalla capacità di guardare al futuro. Se in gioco entrano diversi fattori rispetto alla separazione, come l’indipendenza economica o la cura dei figli, dobbiamo cercare di agire con calma. Di non farci travolgere dall’emotività. In questo caso parlare con gli amici o con un professionista preparato come uno psicologo, può aiutare ad alleviare il dolore dato dal fatto ancora caldo e recente, rimettendo in ordine le coordinate entro le quali desideriamo vivere. Spesso non ci si separa per via degli errori, ma per incompatibilità che maturano col tempo, perché possiamo avere subito un cambiamento talmente pesante da aver modificato i canoni che avevano governato la precedente relazione. A volte basta la perdita del lavoro per mettere in crisi le certezze consolidate. Pertanto parlare, superare il momento implica anche fare i conti con sé stessi, cercando di essere positivi e di imparare dagli eventuali errori. Una psicologa in questi casi può fornire i giusti consigli.
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